LA CASCATA DEL PARABOCIO E ROCCA D'ELCI

CASCATA DEL PARABOCIO

Nella Valle del Giovenzano, nel territorio del comune di Ciciliano a pochi passi dal sito archeologico di Trebula Suffenas ci sono due luoghi che ci ricordano, la continua contaminazione tra l’ambiente naturale e la storia del nostro Paese, cioè l’essenza del territorio del Gal Terre di Pregio. Questi luoghi sono le cascate del Parabocio e Rocca D’Elci.

La cascata del Parabocio, la si trova camminando lungo il sentiero dei Pellegrini che dal Passo della Fortuna sale verso il Santuario della Mentorella. Questo incontro all’escursionista “attento” non passerà inosservato. Infatti, in tutto l’Appennino Centrale è difficile vedere delle cascate perché la natura calcare delle rocce fa facilmente penetrare l’acqua nel sottosuolo, generando molto di rado fiumi e cascate.

ROCCA D'ELCI

Vicino alla cascata del Parabocio ci sono i ruderi di una antica rocca, costruita intorno all’anno 1000 D.C., frutto di quel processo d’incastellamento, avvenuto con l’edificazione di centri abitati fortificati, i quali avevano lo scopo di ampliare il territorio controllato dalla vicina Abazia di Subiaco.

 La rocca fu poi distrutta alla fine del 1500 D.C. dalla banda del brigante Marco Sciarra. In quel secolo, insieme ad altre bande, grazie alla conoscenza del territorio, i briganti conducevano una vita nel così detto “ambiente selvaggio”, che oggi chiameremo “wilderness”, che andava dagli impenetrabili boschi della palude del Po, passava per gli estesi boschi dell’Appennino per arrivare fino alla Puglia. Questo rapporto profondo con il bosco permetteva ai briganti  di sfidare l’ordine costituito che a quel tempo era rappresentato dalle truppe papaline, dagli spagnoli e dal Gran Ducato di Toscana.

L’aspetto molto interessante di questa rocca è il suo nome cioè Rocca dell’Elci (Rocca de Ilicis). Probabilmente il nome deriva dall’esteso bosco che ancora circonda la rocca. Infatti, quando in un bosco ci sono molti esemplari di leccio si può parlare del cosiddetto “quercetum ilicis”, appunto una fitocenosi (l’insieme degli organismi vegetali che vivono in un determinato ambiente) che vede la presenza di molti esemplari di questa specie e da cui deriverebbe il nome della rocca. In verità c’è da dire che oggi la rocca è circondata soprattutto da un bosco di roverelle e altri esemplari di specie caducifoglie. Per cui si può ipotizzare che al tempo della fondazione della rocca l’estesa lecceta che oggi ricopre buona parte del versante dei Monti Prenestini che guarda verso la Valle del Giovenzano, arrivasse fino alla rocca. Infatti non dobbiamo mai dimenticarci che l’interazione tra l’uomo e il “bosco”, nei secoli, cambia di molto l’aspetto del paesaggio e spesso i vecchi toponimi ci danno degli indizi di come si sia storicamente evoluto il territorio.

LA CASCATA DEL PARABOCIO E ROCCA D'ELCI

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CICILIANO